Apertura dello studio

A dicembre del 1967 Pistoletto presenta una mostra da Sperone nella quale espone inizialmente una sola opera, Pietra miliare, un paracarro in pietra recante sulla sommità l'incisione “1967”. Per l’inaugurazione di tale mostra svuota il suo studio e pubblica un manifesto con il quale ne annuncia l’apertura. Nei giorni successivi realizza, direttamente in galleria, un gruppo di opere, alle quali in un appunto successivo si riferirà come “fenomeni del cubo e della luce: primo atto creativo dopo la pietra miliare”. Si tratta di un parallelepipedo in cartone, ritagli di polistirolo e vetri smerigliati, una struttura cubica in legno e plastica trasparente e alcune opere basate sulla luce e i suoi riflessi utilizzando candele, cavi elettrici, lampadine, acetato e le pareti stesse.
Nello stesso mese scrive e pubblica un'importante riflessione teorica sul senso e l'evoluzione del suo lavoro intitolata Le ultime parole famose, un breve e denso testo suddiviso in due parti intitolate rispettivamente La speculazione e L'essere.

“Aprire lo studio era un fatto tecnico. Del resto io ho avuto un continuo rapporto d'incontro, direi costante, con tutti gli artisti giovani di Torino. Per me era solo un modo di procedere. Dato che ho “aperto” il quadro alla presenza e partecipazione di tutti, perché non “aprire” invece uno spazio fisico.”
(Mirella Bandini, Intervista con Pistoletto, in “NAC”, Bari, novembre 1973)

“Portare l'arte ai bordi della vita per verificare l'intero sistema in cui entrambe si muovono è stato lo scopo e il risultato dei miei quadri specchianti. Dopo questo non rimane che fare la scelta: o tornare nel sistema dello sdoppiamento e dei conflitti con una mostruosa involuzione, oppure uscire dal sistema con una rivoluzione; o riportare la vita all'arte, come ha fatto Pollock, o portare l'arte alla vita, ma non più sotto metafora. [...] Ogni mio modo di procedere è ora di fianco. Ogni mio prodotto è una liberazione e non una costruzione che vuole rappresentarmi; né io mi rifletto su di essi, né gli altri si possono riflettere su di me per mezzo dei miei lavori.”
(M. Pistoletto, Le ultime parole famose, Torino 1967)

A partire dal gennaio 1968 lo studio di Pistoletto è sede di una fitta serie di attività, aperte al pubblico, cui partecipano artisti, poeti, musicisti e in particolare un gruppo di giovani registi.

“Molte persone che avevano letto il manifesto sono venute nello studio e questo spazio è diventato veramente uno spazio meraviglioso. Rapporti quotidiani con gente che aveva delle cose da mostrare, da fare, hanno cominciato a proiettare i loro film, a recitare poesie, e veniva tutto il pubblico ad ascoltare, quindi c'erano questi incontri continui. Io continuavo a fare il mio lavoro, da parte, siccome in questo studio c'erano due locali, uno più piccolo e uno molto più grande; quello più piccolo era corrispondente con l'entrata e io creavo nell'entrata una specie di camera di decondizionamento, di modo che le persone che venivano ad assistere alla proiezione o alla recita di poesie o alla musica entravano religiosizzate, cioè con un senso di religiosa attenzione. […] Un'altra volta c'era un mio quadro specchiante sul muro in fondo e il soggetto del quadro era una tela di schermo cinematografico, messo in mezzo allo specchio, poi c'era la proiezione di un loro filmino, proiettato sopra al mio quadro, per cui la gente vedeva se stessa guardare il film. Un'altra sera ancora c'era una tenda di lampadine, fra le due stanze, i fili delle lampadine accese che pendevano, per cui tutti dovevano fare molta attenzione nel passare, sia per paura di prendere la scossa, sia per non rompere queste lampadine che cozzavano tra di loro e davano il senso di fragilità del momento.”
(M. Pistoletto, intervista con G. Celant, op. cit., p. 68)

A febbraio dello stesso anno, invitato a tenere una personale all’Attico di Roma, Pistoletto realizza, insieme a dieci giovani registi torinesi, altrettanti film, girati principalmente nel suo studio durante il mese che intercorre tra l’inaugurazione e il giorno della chiusura della mostra, in cui i film vengono proiettati in pubblico.

Ad aprile, invitato a esporre con una sala personale alla Biennale di Venezia, pubblica un invito a collaborare con lui in tale occasione: “Con questo manifesto invito le persone che lo desiderano a collaborare con me alla XXXIV Biennale di Venezia. Io per collaborazione intendo un rapporto umano non competitivo ma di intesa sensibile e percettiva. Cedere una parte di me stesso a chi desidera cedere una parte di se stesso è l'opera che mi interessa.”
Questo intervento non avrà poi luogo a causa della sopravvenuta contestazione politica che a suo giudizio ne avrebbe resa equivoca la natura.

scarica il testo di Michelangelo Pistoletto "Le ultime parole famose" (PDF)
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Annuncio apertura
dello studio, 1967
Pietra miliare, 1967
Mostra Galleria Sperone, 1967
Quadro di fili elettrici, 1967
 MICHELANGELO PISTOLETTO
Opere